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Sentimenti Vagabondi - Boyko Ovcharov

Sentimenti Vagabondi - Boyko Ovcharov

Traduzione di Roberta Berardi

Sentimenti Vagabondi - Boyko Ovcharov

Estratto del libro

‘Siamo arrivati. C’è nessuno a darci il benvenuto?’ chiese lei.

‘Non so. Il punto più importante è che non abbiamo un posto dove stare,’ rispose lui in modo pensoso.

Cominciavano ormai sempre più a rendersi conto della triste verità che non avevano ancora una casa propria.

Lui sembrava riluttante ad andarsene. Lì, aveva lasciato il sorriso Luminoso di sua madre; quel sorriso che gli sarebbe sempre mancato disperatamente. Ma lì restavano anche le ombre di suo padre e di sua sorella, che di lui si erano dimenticati tempo addietro – come se non avesse mai significato nulla per loro. Erano troppo impegnati con la ‘roba importante’ tipo curarsi di se stessi e delle proprietà. Che se ne sarebbero mai fatti dell’amore dei familiari, o della gentilezza – qualità tanto vana secondo loro? Perché avrebbero dovuto preoccuparsi della sua solitudine? Non era affar loro. Era un bene che fosse così lontano.

Anche quando lui conobbe lei e si fidanzarono ufficialmente, loro erano rimasti fermi e saldi nel loro innato egoismo. Cosa importava a loro che quei due volessero stabilirsi e formare una propria famiglia?

Ora erano ricchi, possedevano una fortuna, mentre a lui non restava niente di niente. Loro erano felici, e a lui rimaneva solo la sofferenza. Da molto tempo gli invidiavano il fatto che fosse istruito, sofisticato e al servizio della scienza e della ricerca.

Sua sorella non era stata in grado di laurearsi e non parlava lingue straniere, ma in barba a ciò, sapeva come mettere in ridicolo gli altri, specialmente suo fratello. La sua scienza era la malvagità, che ha bisogno di molta maestria. Forse era quella la cosa che più piaceva a suo padre – dopo tutto, era la sua amata figlioletta.

La parola ‘figlia’ significava molto per la donna che lui stava per sposare. Si considerava tale per le persone a lei più care e non più in vita, cioè sua nonna Anastasia e suo nonno Marko. Erano i suoi veri genitori – premurosi e solidali. Dov’erano gli altri? Dov’erano sua madre e suo padre? Come al solito, erano nel loro mondo di avidità e avarizia infinite, che lei non riusciva a comprendere. Non accettava ancora la realtà che le avrebbero presto mostrato: il più alto risultato nella vita, per loro, erano soltanto il denaro e il fatto di essere gli unici padroni di tutto. Erano, però, padroni di se stessi? Non si erano forse trasformati in schiavi del semplice possesso? Una cosa era certa, lei non aveva posto né nelle loro tenute né nei loro pensieri.

A differenza della generazione precedente, non erano in grado di creare e dare agli altri nulla. Erano solo in grado di chiedere.

Non si erano scomposti quando avevano tolto tutto alla loro bambina per privarla di ogni suo sogno.

‘C'è qualcosa di più spietato di questo?’ Continuava a chiedersi lui.

Nei suoi pensieri, come lucine, scintillavano anche altre domande. Probabilmente il più importante era il dubbio se partire e andare all’estero per studiare e approfondire le sue capacità accademiche. Ma quella era una domanda retorica.

Col tempo, aveva capito sempre più chiaramente che l’educazione e l’intelletto erano le uniche cose che appartenevano esclusivamente a lui. L’unica via da seguire per lui. Sì, guardando avanti…insieme a lei. Tutto ciò che era in grado di darle in dono era il suo amore, ma desiderava offrirle molto di più: desiderava renderla felice. Avrebbe avuto successo? Possibile…

Aveva capito che con gli anni a volte il dolore potesse apparire, silente, negli occhi di lei, ma non smetteva di sperare. Per lui, lei rappresentava tutta la dolcezza della luce, una luce che ti cambia e che non dimentichi mai.

Il ricordo del loro primo appuntamento gli faceva sentire ogni volta quel tipo così speciale di calore. Non importava che in quel momento facesse freddissimo e che la neve stesse cadendo lentamente e inesorabilmente sul terreno…

Entrambi erano stati invitati a cena in un ristorante a Sofia da alcuni amici in comune, ma nessuno dei due era troppo sicuro che ci sarebbe poi davvero andato.

Tuttavia, una sensazione profonda e inspiegabile li aveva condotti a quel luogo…e per loro non c’era altro da fare che lasciarla agire.

Quella notte, la notte in cui sentì il cuore di lei per la prima volta, come se fosse una di quelle notti sulle isole britanniche, che conosceva così bene. Poi, quando il cielo stellato fu così vicino alla terra che sembravano fondersi insieme in una bellezza silenziosa…

E allora arrivò il momento, in cui le vide il viso brillare come una piccola luna davanti ai suoi occhi. Una luna sconosciuta…

Tutti stavano chiacchierando vivacemente con altre persone. Lui e lei continuavano a lanciarsi occhiate furtive finché lui non trovava il coraggio di parlarle. Prima di tutto, com’è naturale, si presentò e in poco tempo iniziarono a conversare quasi fossero vecchi amici.

‘È meraviglioso; ti stai laureando nel Regno Unito. Anch’io parlo inglese, anch’io e sogno di andarci. Vorrei entrare in contatto con un luogo nuovo e diverso che tuttavia possa sentire a me vicino. Sogno di fare lunghe passeggiate per le strade di Londra, Oxford, Cambridge e di intravedere il verde e fitto mosaico di siepi e campi sterminati, disseminato di cottage costruiti in campagne idilliache. Spero che già quest’estate il mio sogno possa realizzarsi: visiterò finalmente a questo paese che già tanto amo!’, disse col viso illuminato da un sorriso.

Più veloce del pensiero, la risposta di lui giunse immediata:

‘Sarei onorato di darti il ​​benvenuto e parlarti ancora della mia vita lì.’

‘Sarebbe stupendo. È interessante vedere come varie strade si intersechino. Tu vivi già in quel paese ed è proprio lì che io mi sto dirigendo.’

‘È davvero così.’

In quel preciso momento, una sua amica si intromise nella loro conversazione:

‘Voglio dirti che è estremamente modesta e allo stesso tempo molto intelligente e raffinata.’

‘Perché non gli dici che parli correntemente il francese e che sei stata a Parigi?’

‘Stavo giusto pensando di dirglielo, ma sei stata più veloce di me’ rispose lei.

‘In tal caso, potrei aver bisogno di ripresentarmi, visto che da poco ho iniziato a imparare il francese’ dichiarò lui con orgoglio. ‘Enchanté, Mademoiselle. Comment ça va?’

‘Ça va bien, merci!’ rispose lei con pronuncia impeccabile.

Si chiedeva se quella donna non fosse solo un figmento della sua immaginazione. No, era reale - nel suo aspetto così affascinante, nelle parole stimolanti, negli occhi lucidi e scintillanti.

I lunghi capelli rossicci le cadevano a onde sulla giacca dorata; il colore dei suoi occhi era simile a quello del mare verde-azzurro…somigliava così tanto alle immagini nei quadri di Sandro Botticelli…

Non poteva credere di essere in piedi accanto a lei: l’aspettava da così tanto tempo…era giunto il tempo della sua primavera…

Si stava facendo tardi. Tutti gli ospiti erano già andati via, tutti insieme. Ognuno verso la propria destinazione.

All'improvviso, come se si trattasse di qualcosa di mistico, una folata di vento prese a soffiare con violenza.

Lui le si avvicinò di soppiatto e con voce bassa e profonda le disse semplicemente:

‘Spero di rivederti, perché non voglio mai più separarmi da te…mai…’

Lei lo guardò con dolcezza come se per dire:

‘Neanche io…’

La sua silhouette si confuse rapidamente nei mille fiocchi di neve danzanti.

E in quell'istante, si sentì il più grande lupo solitario del mondo.

Erano passati diversi giorni da quella notte. Quella settimana avevano progettato di uscire di nuovo con i loro amici in comune, di andare in un pub e poi al cinema. La sua amica gli aveva promesso che l’avrebbe invitata.

L’ora in cui dovevano uscire si stava avvicinando. Nel giro di mezz’ora erano già nel locale. Lui si guardò intorno, ma lei non c’era…Il tempo scorreva così lentamente, come se si trascinasse…Era ancora lì che l’aspettava. Dopo un po’, si risolse a chiedere alla sua amica:

‘Le hai detto che uscivamo oggi?’

‘È chiaro! Certo che gliel’ho detto! Deve avere delle rogne da sbrigare, sarà per quello che non è potuta venire.’ ribatté la sua amica in tono leggermente concitato.

Solo pochi giorni dopo avrebbe scoperto la verità, cioè che quella sua amica non l’aveva affatto chiamata per invitarla.

Già, è proprio difficile per una bella ragazza avere amiche buone e leali. Cosa può fare davvero l'invidia…?

Quell’assenza lo rattristò un bel po’.

Guardarono un film e poi parlarono di questioni da nulla.

Tutto gli sembrava così insipido e poco attraente senza di lei. Doveva assolutamente vederla di nuovo.

Non sapeva cosa le avrebbe detto e come lo avrebbe fatto, ma era certo che si trattasse della donna che cercava da sempre e sapeva già di amarla.

Quell’amore non aveva poi in realtà origini antiche? Ci sono molte canzoni sull’amore antico e ogni volta che le ascoltiamo, proviamo una fitta al cuore a una profonda commozione…

Quello fu un giorno nuovo e diverso per lui. Era determinato a chiamarla.

Fece il numero e lasciò che il telefono squillasse per un po’, ma nessuno sembrava rispondere. Allora lasciò un SMS in cui diceva che aveva chiamato e voleva sentirla.

Finalmente! Dopo un po’, fu lei a richiamarlo.

‘Ciao!’ disse lei con tono infantile.

‘Ciao. Non ci hai raggiunti l’altra sera, ma mi piacerebbe molto vederti prima di tornare nel Regno Unito.’

‘Ormai dovresti sapere che non mi piacciono le cose fatte alla svelta. Diciamo che sono un po’…vecchio stile e che…’

‘Lo so benissimo, ma non concordo sul fatto che tu sia all’antica. Sei uguale a me quanto a stile e dignità’.

‘Esattamente!’

‘Comunque, me la dai una possibilità, vero? Mancano solo un paio di giorni alla partenza. Facciamo in modo incontrarci da qualche parte e poi andiamo da te.’

‘Va bene, non voglio deluderti.’

‘A presto, mia cara!’

Era tardo pomeriggio e il sole, debole e insipido, si vedeva a malapena attraverso la ragnatela della nebbia. Lui la stava aspettando e lei arrivò puntuale. Prima pranzarono, poi parlarono a lungo, in un modo che li faceva sembrare parte integrante l’uno dell'altro. Capivano entrambi anche le parole non dette. Sullo sfondo color pesca pallido delle pareti spiccavano molto distintamente le immagini appese di splendidi paesaggi.

Le pietanze erano deliziose e accompagnate da svariate salse, ma quei due stavano condividendo qualcosa di molto più intenso di un’ottima cena. Avevano così tanto in comune: pensieri, idee e concetti. La loro gioventù era adorna di così tante aspirazioni quanti sono i boccioli degli alberi fruttiferi nel periodo della fioritura…

Non erano ore quelle che passavano insieme, ma piuttosto un continuum senza fine e all’interno del quale tutto era possibile.

Poi andarono in un famoso pub della città per ascoltare della musica dal vivo. Durante quel fine settimana si esibiva una band locale.

Al centro del soffitto c’era una vetrata colorata, e dei tavolini ovali di legno erano ammassati in cantucci color verde intenso.

In quel momento, entrambi si immersero nella malinconia delle proprie riflessioni sulla vita e sulla solitudine.

Quando il Tik Tik Canta - Doug Lamoreux

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Il Richiamo Del Falconiere (Destini Incrociati Libro 2) - David Blixt

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